La propoli
La propoli (anche detto “la propolis” o “il propoli”) deriva da sostanze resinose balsamiche e gommose che si trovano sui germogli e sulle cortecce di alberi come frassino, pino, pioppo, pruno, salice, quercia, betulla, abete, ippocastano. La parola greca “propolis” significa “davanti alla città” ed indica metaforicamente la posizione delle sentinelle e la loro funzione di allontanare i pericoli.
Le api operaie bottinatrici raccolgono le resine nelle ore più calde del giorno, quando sono più morbide e malleabili. Le api raccolgono le resine con le mandibole e poi le accumulano nelle cestelle delle zampe posteriori, formando due pallottoline di dimensioni poco più piccole di quelle create con il polline.
Le resine vengono poi portate nell’alveare e trasformate in propoli tramite l’azione di enzimi contenuti nelle secrezioni salivari delle api. Infatti con la propoli le api sigillano eventuali fessure dell’arnia per ripararsi dagli agenti atmosferici, per evitare la dispersione di calore, per difendersi dai nemici e dai predatori impedendone l’accesso. Inoltre le api rendono asettica l’arnia rivestendo con uno strato di propoli qualsiasi corpo estraneo introdotto nell’alveare.
L’apicoltore raccoglie la propoli grattandola dai materiali dell’arnia, o mettendo una griglia sopra l’arnia al posto del coprifavo. Le api percepiscono la rete come un insieme di fessure da chiudere e quindi la rivestono di propoli. La griglia propolizzata viene rimossa e messa in frigorifero per circa un quarto d’ora. Così facendo la propoli assume una consistenza dura e vitrea che ne permette un semplice distacco dalla griglia.
Con la griglia si raccolgono da 100 a 400 g di propoli all’anno per ogni arnia, in relazione alla forza di produzione dell’alveare e al tipo di vegetazione presente. La propoli può essere lentamente filtrata con alcool puro per rimuovere le impurità, ottenendo la soluzione idroalcolica.
La propoli allo stato naturale si presenta in modo vario, a seconda delle resine da cui è ricavata. Solitamente ha un sapore amaro e pungente ed emana un profumo di miele e di cera. Al calore diventa duttile intorno a 30 °C, poi diviene sempre più appiccicosa e fonde a circa 70 °C. La propoli allo stato liquido può essere rimossa dalle superfici se si interviene subito con alcool, ma non può essere tolta dai tessuti o da elementi particolarmente porosi.
Le componenti della propoli variano a seconda delle piante da cui le api prendono le resine. La composizione media della propoli (100 g) è la seguente.
- Cera (30%)
- Minerali e vitamine (5%)
- Polline (5%)
- Resine (50%)
- Sostanze volatili e oli essenziali (10%)
Fin dall’antichità gli uomini hanno attribuito alla propoli proprietà disinfettanti, antinfiammatorie e cicatrizzanti. Attualmente lo si trova in commercio prevalentemente in forma liquida. Per l’uso esterno vengono fatti tamponamenti per combattere i batteri connessi a disturbi cutanei (acne, piccole ferite).
Per l’uso interno la propoli viene posizionata nel cavo orale con l’apposito contagocce/vaporizzatore o viene ingerita facendo gargarismi. Molte persone preferiscono diluirla in miele, zucchero, acqua o latte tiepido a causa del suo sapore amaro.
L’uso interno è indicato contro disturbi di origine batterica al cavo orale (afte, ascessi, gengiviti) e alle vie respiratorie (mal di gola, tosse). Si consiglia di assumere da 5 a 20 gocce, 3 volte al giorno per almeno 3-4 giorni, ovvero effettuare 2-3 vaporizzazioni 3 volte al giorno per almeno 5 giorni.
Vernice di Stradivari
Ingredienti: tintura di propoli (150 g), cera d’api (75 g), olio di lino (275 g)
Come è noto il celebre Stradivari la utilizzava per i suoi meravigliosi violini, le cui eccezionali qualità sonore sembrerebbero in parte dipendere anche dalla particolare qualità di propoli.
Per produrla si scioglie la cera nell’olio di lino riscaldato a bagnomaria, quindi si aggiunge a freddo la tintura di propoli ed eventualmente il colore nella quantità preferita.